Tempesta

Sono abituata a pensare che le tempeste siano fenomeni che arrivano, sconvolgono, e poi se ne vanno: magari fanno danni, anche grossi, ma poi passano e vanno, durano poco.

Ci sono domande che, quotidianamente, ti vengono poste da qualcuno; ci sono volte in cui la combinazione tra il qualcuno e il quando dà spazio al sorgere di una risposta più vera, più profonda.

Come stai?

Sto in una tempesta, me ne rendo conto ora.
Tutta la fatica che sento, la stanchezza, lo sforzo, arrivano tutte da questo strenuo e continuo cercare di rimanere in equilibrio, in mezzo ad ondate a volte gestibili, a volte più grandi, ma sempre continue, imperterrite.

Ho impiegato davvero molti anni a capire cosa voglio fare “da grande”.
Dire ai tuoi genitori “ehi, sapete che c’è?? io da grande voglio fare l’artista!”, quando hai a che fare con persone concrete, che sai essersi fatti un gran culo per tirare su loro stessi, te e i tuoi fratelli, non è esattamente semplice.
Se poi vivi in una società in cui l’arte raramente dà da vivere e, in compenso, fa spendere assai, tutto diventa oltremodo complicato, per cui finisci col buttarti su altre competenze e fai tuoi sogni che sarebbero stati per te solo collaterali.

Anche comprendere che non avrei dovuto per forza portare avanti un solo mezzo espressivo ha richiesto molto tempo: ho perso una quantità di tempo inenarrabile tentando di scegliere, convinta di poter fare una sola cosa e dover per forza lasciare perdere le altre.
Solo recentemente ho deciso (perchè è stata più una scelta che una scoperta) che avrei potuto scrivere e anche disegnare e anche fare ceramica o quel che altro mi pare.

Arriva un momento, se minimamente sei in ascolto di te, in cui nulla è più rimandabile, in cui i forse spariscono e, nonostante il grande tempo che ci è voluto, di colpo diventano sassi di granitiche certezze.

Bello avere certezze. Bello avere chiarezza. Peccato che la certezza riguardi l’arte.
Sono consapevole che una parte di me è davvero arrabbiata per questo: ma non avrei potuto voler fare altro? La chirurga? La panettiera? L’ingegnera?
Mi sarebbe bastato studiare.
Tanto, poco, ma sarebbe bastato quello.
Con l’arte no, non basta.
A volte non serve nemmeno, è solo un ausilio.
Perchè l’arte ti coinvolge interamente, ti mette in discussione del tutto: sei lì, sul tavolo delle autopsie, per essere analizzata: “eh no, signora, questa roba non funziona”.

Signora, poi. A quasi 40 anni e con tre figli a carico, arte vuole fare, lei.

I mostri si palesano, a volte tolgono in respiro, a volte fanno ingoiare cibo a profusione.
Una nave in mezzo alla tempesta.

La meta c’è, ormai non è più rimandabile, è l’unico approdo possibile, ma è ancora tanto lontana: tenere la rotta e mantenere la nave in equilibrio è un esercizio sfiancante quanto necessario. L’alternativa, semplicemente, non c’è.

 

dav

2 pensieri riguardo “Tempesta

Lascia un commento